L'adesione alla RSI

GUERRA CIVILE NEL MODENESE

 

 

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  L'adesione alla R.S.I.

 

    Il primo periodo dei seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana, si presenta, per Modena e la sua Provincia, abbastanza tranquillo; moltissimi giovani, volontari e di leva si schierano con la nuova formula del fascismo Repubblicano, sia nel modenese sia in tutto il resto del territorio italiano non occupato dagli angloamericani e contrariamente a quanto, sino ad oggi, ha fatto credere la pubblicistica antifascista.

  Moltissimi nomi diventati noti nel dopoguerra, quali l'ex Sindaco di Modena poi deputato comunista, Rubens Triva,(1) l'ex Sindaco di Bologna ed ex Presidente della Regione Emilia Romagna, Guido Fanti,(2) oltre a uomini divenuti famosi nel mondo dello spettacolo quali, Dario Fò,(3) Ugo Tognazzi,(4) Raimondo Vianello(5), Giorgio Albertazzi,(6) Enrico Maria Salerno,(7) e tantissimi altri, entrano nelle file dell'esercito repubblicano.

  Altri personaggi famosi del mondo dello spettacolo, quali gli attori cinematografici, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida faranno parte della RSI, sino alla tragica conclusione della loro vita; nonostante la loro comprovata innocenza saranno barbaramente trucidati a Milano nei giorni della "liberazione"(10).

  Nelle file partigiane, al contrario, rilevando i dati ufficiali del CLN. saranno ben pochi i giovani che, sino all’avanzata primavera del 1944, entreranno a far parte di quello schieramento.(11)

  A Roma, agli inizi di Ottobre del 1943, il Maresciallo Rodolfo Graziani, tenne un memorabile discorso, ad un grande raduno di Ufficiali al Teatro Adriano, che mobilitò moltissimi giovani ufficiali e militari del disciolto esercito. Soldati, graduati, sbandati in quel tragico periodo dopo l'8 settembre e in seguito alla presa di posizione del nuovo fascismo repubblicano, che cercava di salvare l'Italia dalle prepotenze dell'ex alleato tedesco, dopo il tradimento badogliano di Cassibile, affluirono via via, nelle caserme del ricostituito esercito repubblicano.(12)

  Nel mese di Ottobre del 1943, assente quasi completamente la componente antifascista, la RSI poté operare in modo graduale la sua autonomia dalla pressante tutela germanica, operando in tutti i settori della vita pubblica cercando di ricucire e di rinnovare i rapporti tra le varie classi sociali in tutti i settori della società italiana.(13)

  In quei giorni vi fù il richiamo delle classi 1923-24-25 e non tutti, negli ambienti fascisti, videro bene questa mossa di Mussolini. I più intransigenti volevano un esercito di partito composto solamente da volontari; anzi il loro motto era questo: "Chi non sente la necessità morale e spirituale di impugnare le armi in difesa della Patria tradita deve restarsene a casa".

  Mussolini fu però irremovibile; egli sapeva molto bene che la relativa autonomia che godeva in quel periodo iniziale il governo della RSI, non derivava dalla forza specifica che era nelle sue mani, ma dalla stima che il Capo tedesco aveva nei suoi confronti. Per fare della RSI un soggetto attivo di storia in quel quadro di immensa tragedia che stava sconvolgendo l'Europa, era necessario costruire un esercito efficiente e perfettamente disciplinato, anche per fronteggiare gli interessi egoistici dei tedeschi ai quali, in quel frangente, interessava più avere un’Italia occupata in condizioni di assoluta dipendenza.(14)

  All'appello, fatto dal Governo Repubblicano ai giovani di leva, risposero pertanto in numero altissimo i giovani e la risposta andò, in quel momento, oltre le più rosee previsioni.

  Alla data del 30 Novembre 1943, ultimo giorno per presentarsi nelle caserme, l'83% dei richiamati aveva risposto all'appello.(15)

  Questa vasta partecipazione delle nuove reclute ai richiami della Repubblica Sociale Italiana, non è mai stata digerita dalla storiografia antifascista; difatti troviamo notevoli contraddizioni in molte pubblicazioni agiografiche resistenziali. Nelle storie locali riguardanti espressamente il nostro territorio viene, ad esempio, riportata come fonte attendibile(16) il dato sulla situazione regionale al 13 Dicembre 1943 che dava per l'Emilia e Romagna un totale di 17.248 giovani tra volontari e reclute presentatisi ai Comandi del nuovo esercito repubblicano. Contemporaneamente nello stesso testo è tacciato di falso l'autore della grandiosa opera pubblicata su quel periodo: "Storia della guerra civile", Giorgio Pisanò il quale sottolinea l'alta percentuale di iscritti al PFR in tutte le Provincie emiliane.(17)

    "In mezzo alle menzogne ed ai falsi...il neo fascista Pisanò avanza per Modena una notizia esatta, in altre parole la partecipazione del fascismo giovanile alla Rsi e l'assenteismo di molti vecchi fascisti."(17bis)

    Lo stesso autore resistenziale cita inoltre molti altri storici partigiani locali, i quali affermano che quella chiamata non aveva dato risultati disastrosi per la RSI.

  Si cerca poi, di fare un distinguo tra coloro che si presentarono nelle file della Milizia e dell'esercito repubblicano e quelli reclutati dai tedeschi "per amore o per forza", precisando che certamente 70-80 mila uomini furono quelli che si presentarono spontaneamente, mentre altri 40-50 mila erano appunto stati reclutati forzatamente.

  Su 180.000 chiamati nel Nord Italia, se ne presentarono 120-130 mila, ma non può essere presa completamente, per buona, la percentuale riportata dall'autore resistenziale, in quanto, a quel 13 Dicembre 1943, mancavano i dati di molte provincie quali: Como, Mantova, Arezzo, Pisa e Livorno. Sempre nel testo dal quale sono stati desunti i dati che andiamo citando, per quanto riguarda la Provincia di Modena si confessa di non aver nessun dato organico per il territorio modenese; in compenso si dà per scontata la completa risposta delle reclute in quel di Mirandola e San Felice mentre si precisa che nel carpigiano ci sarebbero stati 130 renitenti e 65 tra Monfestino e Serramazzoni.(18)

  Si può dunque dire, in tutta certezza, ed è un dato ormai storicamente provato, che fu la maggioranza dei giovani a aderire al nuovo esercito repubblicano, mentre è altrettanto storicamente provato che furono ben pochi quelli che si diedero alla macchia per iniziare la carriera di partigiani. Moltissimi tra coloro che in quel periodo si nascosero e non si presentarono alle varie chiamate non risposero, né alle sirene fasciste né a quelle antifasciste, cercando semplicemente di far trascorrere il tempo nella speranza che gli avvenimenti precipitassero rapidamente, per poi uscire allo scoperto al momento in cui si poteva giocare la carta vincente.

  Resta inoltre sempre da stabilire, con obbiettività, il numero di coloro che in quel periodo iniziale si diedero all'attività partigiana: come è sottolineato nel testo resistenziale dal quale abbiamo avuto questi dati, la legge partigiana prevedeva, per il riconoscimento di quella qualifica, la partecipazione ad almeno tre azioni armate.

  Nella Provincia di Modena al 31 Dicembre 1943 i partigiani sarebbero stati 1299 (precisamente 1169 partigiani più 130 patrioti).(19)

  E' abbastanza semplice rilevare che se queste milletrecento persone avessero tutte partecipato ad almeno tre azioni armate, la lotta partigiana in provincia di Modena, avrebbe assunto, in quel primo periodo, ben altra dimensione. Tutto questo in netto contrasto rispetto a quello che è possibile rilevare dalle fonti antifasciste che, tutte, concordano nel limitare l'attività clandestina a pochissime azioni.

  Sempre a questo proposito e tenendo conto che il PC era pur sempre il Partito meglio organizzato e più impegnato di tutto il CLN, lo stesso autore del testo sopracitato, non si può nascondere, in contraddizione con certe valutazioni apologetiche che si trovano nella maggioranza dei testi che trattano della resistenza, la difficoltà di penetrazione di tale attività nei vari strati della popolazione sia in città sia nelle campagne. Non può inoltre trascurare, quanto gran parte della pubblicistica e della saggistica, specialmente quella relativa alle nostre zone, abbondi di iperboliche narrazioni, di retorica e di autoesaltazione.

    "E' anzi necessario sottolineare immediatamente che il processo di militarizzazione del partito comunista fù estremamente rapido, quello di utilizzazione delle strutture armate in azioni contro uomini fù lento, controverso e diede adito ad uno scontro generazionale, in un primo tempo a successivi cambiamenti dei quadri dirigenti, militari e politici, poi fino a giungere, negli ultimi giorni del Dicembre '43 alla sostituzione dello stesso segretario di federazione."(20)

    Viene inoltre così commentato questo passo, in una nota in proposito:

    "La leggenda di grosse azioni a Modena sin dall'autunno 1943 che trovò largo spazio nelle prime pubblicazioni della resistenza, continuano purtroppo ad inficiare anche recenti (e del resto ottime) pubblicazioni come: "La lotta armata" di L. Bergonzini."

    Ancora: in un rapporto al "centro del partito" (comunista) un capo partigiano, citato dallo stesso autore, rilevava che al 16 Dicembre 1943, la situazione era la seguente:

    "pur essendo nelle quattro Provincie ( Modena, Parma, Reggio, Piacenza ) l'organizzazione ancora in via di sviluppo ne risultava comunque un "partito poco legato alle masse" nei confronti delle quali a volte vie era "debole fiducia".

  Questo era certamente uno degli elementi che causava "una notevole pesantezza nel prendere tempestivamente certe iniziative" altro elemento di freno era l'attesismo che annebbia ancora il cervello di molti" forse anche per la paura di lasciarci la pelle".(21)

    LE FORZE ARMATE DELLA RSI NEL MODENESE

    Come abbiamo potuto vedere, subito dopo l'8 Settembre, i fascisti modenesi riprendono velocemente i loro posti; si organizzano in modo da tamponare la tracotanza tedesca e, man mano che l'apparato governativo della nuova repubblica comincia a funzionare, un sempre maggior numero di uomini si arruola nel nuovo esercito e nelle strutture parallele.

  Il fascismo repubblicano modenese è uno dei primi del Nord Italia a rinascere dalle ceneri dell'incredibile periodo badogliano e, a farne parte saranno, nella maggioranza, giovani ed idealisti che vedevano nel nuovo Mussolini riscoprirsi quegli ideali che durante il ventennio si erano in parte affievoliti o che, per cause contingenti e per il bene supremo della Nazione, si erano dovuti momentaneamente accantonare.

  I corpi militari a Modena, durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana, erano organizzati nelle varie strutture che, sinteticamente, andremo ad esaminare una per una:

    COMANDO MILITARE PROVINCIALE.

    Il 3 Novembre 1943 si costituisce a Modena il 42° Comando Militare Provinciale; era alle dirette dipendenze del 202° Comando Militare Regionale e portava il n. 797 di posta da campo. Il Comando fu tenuto, inizialmente, dal Colonnello Costantino Rossi, sostituito in seguito dal Colonnello Antonio Petti.

  Il 47° Distretto Militare, che aveva sede nella Caserma "Fanti" in Via Saragozza, sopravvisse, senza soluzione di continuità ai fatti dell'8 Settembre.(22)

    SCUOLA ALLIEVI UFFICIALI DELLA GNR

    Nel mese di Febbraio del 1944 è costituita la Scuola Allievi Ufficiali, presso la Caserma: "Ciro Menotti". I giovani allievi ufficiali, che provenivano dai Comandi Provinciali delle GNR della Lombardia, della Toscana e del Veneto, raggiunsero il numero di 550 effettivi: al comando di questa Scuola venne posto inizialmente il Colonnello, Ignazio Battaglia sino al 25 Agosto 1944 e, successivamente il Tenente Colonnello, Chiavellato.(23

  Ebbe varie dislocazioni: iniziale a Modena, poi a Mirandola, Velo d'Astico (Vi) e Bellano.(Como) Il 4 Novembre 1944 venne sciolta.

  Oltre ai Comandanti citati, la Scuola Allievi Ufficiali di Modena aveva la seguente struttura:

  Vice Comandante: Ten. Col. Sbrozzi Dino;

  Aiutante maggiore: Maggiore Alberto Perfetti, 

nato a Rovito (Cs) il 20.8.1901,
decorato sul campo di 2 medaglie al Valor Militare e della Croce di
Guerra nella Campagna di Spagna, e dalle Autorità Spagnole insignito
della Medalla de la Campaña, della Cruz de Guerra e della Cruz de
Segunda Clase del Mérito Militar con Distintivo Blanco.
Tenente Colonnello nel 604 Comando Provinciale della G.N.R. di
Vercelli, caduto nella strage dell'Ospedale Psichiatrico nella
notte fra il 12 ed il 13 maggio 1945.


  Ufficiale di Amministrazione: Maggiore Moccia.

  Ufficiale Cappellano: Don Gino Marchesini.

  Ufficiale dei materiali: Capitano Conti;

  Ufficiale medico: Ten. Capizzi;

  Ufficiale pagatore: S. Ten. Carra Francesco;

  Ufficiale al vettovagliamento: Capitano Carta e Capitano Borelli Tommaso;

  L'Ufficio Studi della Scuola era così composto:

  Maggiore Cova Orazio, Capo Ufficio;

  addetto ai regolamenti, Capitano Anglana;

  Logistica: Cap. Conti:

  addetto ai collegamenti: Capitano, Orsolini;

  Ufficio Topografia: S. Tenente Garibotti;

  Ufficio Educazione Fisica: Ten. Laschi Dario;

  plotone esploratori: Ten. Licita Bruno;

  il battaglione allievi ha avuto come comandanti il Maggiore, Cova Orazio ed il Maggiore Ciaramidaro.

  Alle quattro compagnie allievi erano addetti i seguenti Ufficiali:

  1° Compagnia: Maggiore Ciaramidaro poi Capitano Lauro Anglana;

  2° Compagnia: Capitano Langella Alfio; Ufficiali, Ten. Della Longa, Scacchiotti Giuseppe e Di Nunno Vincenzo;

  3° Compagnia: Ufficiali: Langella Alfio, poi Romiti Romeo, S. Ten: Cianetti e Lorenzi;

  4° Compagnia: Ufficiali: Orsolini Carlo e S. Ten. Romiti Romeo.(24)

  Gli allievi della Scuola di Modena, presero parte a parecchi scontri con i partigiani, dalla Primavera 1944, sia sul nostro Appennino sia nella zona del Comasco, dove, a Bellano, era stata trasferita.

  Subirono parecchie perdite nel 2° bombardamento aereo sulla città di Modena, in quanto alcune bombe colpirono la caserma Ciro Menotti. Molti Allievi ufficiali vennero uccisi in molte imboscate ed agguati tesi loro dai partigiani.

    GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA

  A Modena ebbe sede il 633° Comando Provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana, già 72° Legione "Farini". Comandante fu il Colonnello Antonio Petti, che venne fucilato al termine della guerra.(25)

  L'organico del 633° Comando della Gnr era così composto:

  Vice Comandante: Ten. Col. Sartorelli Arturo;

  aiutante maggiore: Niccolai;

  Dirigente del Servizio sanitario: Ten. Col. medico: Giunta Dott. G;

  Il battaglione territoriale era al Comando del Maggiore Arturo Mori.

  I distaccamenti della GNR nella Provincia di Modena erano dislocati nelle seguenti località:

  Carpi, Castelfranco Emilia, Cavezzo, Lama Mocogno, Maranello, Mirandola, Pavullo, Sassuolo, Spilamberto e Vignola.

  Al Comando della 633° compagnia OP,(26) era il Capitano Piva Bruno che aveva come sottufficiali il S. Ten. Legitimo Marcello e il S. Ten. Virgili.

  Moltissimi furono i militi e gli Ufficiali della GNR che vennero uccisi dai partigiani in agguati ed imboscate, oltre a tantissimi trucidati al termine della guerra.

    BRIGATE NERE

    Nel Giugno 1944, in seguito alla deteriorata situazione sul fronte interno e in seguito all'entrata in Roma delle truppe angloamericane, oltre all'intensificarsi dell'attività partigiana, con i continui agguati ed uccisioni di tedeschi e fascisti, Mussolini, con decreto legislativo, promulgò la trasformazione politico-militare del Partito Fascista Repubblicano, in organismo di tipo militare, costituendo il Corpo Ausiliario delle Squadre d'Azione delle Camicie Nere, chiamate in un secondo tempo, "Brigate Nere".

  A Modena si costituì il XXVI° Reparto della Brigata Nera al quale venne imposto il nome di uno squadrista modenese ucciso a Zocca pochi giorni prima dai partigiani: "M. Pistoni".(27)

  Alla Brigata Nera modenese è stata addossata, dalla propaganda antifascista, ogni tipo d'infamia. Con il gioco delle parole e della deformazione dei fatti, oltre al martellante ed asfissiante lavaggio del cervello, nell'opinione pubblica è stata creata l'equazione: Brigata Nera = criminali.

  E' ora di sfatare anche questa leggenda e per far questo sarebbe sufficiente ricordare le innumerevoli vittime che, sia durante i 600 giorni, sia al termine della guerra, sono state immolate dal moloc comunista nella ricerca, assurda, di eliminare ogni traccia di fascismo con i metodi più abbietti e crudeli.

  I militi della Brigata Nera, sorta con il compito di proteggere le popolazioni civili dalle "bande" partigiane, si trovarono continuamente esposte a innumerevoli attentati tesi loro con la ben nota tecnica comunista del "colpire e fuggire", che tanti lutti ha provocato tra le truppe tedesche e fasciste oltre che sulla popolazione civile, coinvolta in molti casi nelle rappresaglie e in molti casi innocente.   

  Militi delle "brigate nere" erano tutti coloro che, dai 18 ai 60 anni, alla data del 1° Luglio 1944, erano iscritti al Partito Fascista Repubblicano. Tra loro vi erano vecchi squadristi e giovanissimi idealisti, entrambi ebbero il coraggio di arrivare sino all'olocausto, indossando quella camicia nera nella quale avevano fortemente creduto, come tanti altri prima, ma che però furbescamente, al momento del crollo ebbero la faccia tosta di "saltare il fosso" con estrema disinvoltura, salvando la pelle o evitando tutte le conseguenze, quali campi di concentramento, epurazioni e vessazioni di ogni genere alle quali furono sottoposti i sopravvissuti.

  Ma questi combattenti, che erano regolarmente inquadrati e che si sono sempre esposti ad ogni sorta di pericolo, erano i primi ad accorrere in soccorso delle popolazioni quando queste ne avevano necessità, vessate come erano dai continui bombardamenti e dai micidiali mitragliamenti degli anglo-americani, oltre che dalle scorribande ed ai "prelevamenti" dei partigiani. La brigata nera non ha più colpe, se di colpe in alcuni casi si può parlare, di quante ne abbiano potute avere le altre formazioni dell'esercito repubblicano.

  I militi della brigata nera erano i più esposti alla rappresaglia dei partigiani, e da questi i più odiati, in quanto rappresentavano la parte più intransigente, ma anche più schiettamente popolare, del nuovo fascismo repubblicano. In tutta la Provincia di Modena furono continuamente bersagliati dagli attentati dei "ribelli" ed ebbero il maggior numero di trucidati nel periodo successivo al 25 Aprile.

  La Brigata Nera "M. Pistoni", era costituita dal 1° e dal 2° Battaglione; ogni battaglione era a sua volta suddiviso in tre compagnie. Ne furono comandanti: sino all'Ottobre 1944, Solmi Gian Paolo, poi, sino alla fine, Tarabini Giovanni.(28)

    COMANDO RECLUTAMENTO "SS ITALIANE"

    Il Comando dell'Ufficio reclutamento delle SS italiane era situato a Modena, in un primo tempo presso la Caserma Garibaldi, poi venne trasferito in Via Gaetano Tavoni 40.

  Comandante era il Capitano Giacomo Sacchi, coadiutori il caporal maggiore Aldo Vandelli ed il soldato Gualtiero Demenego.(29)

    LE FORZE ARMATE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA RIFERITE A TUTTO IL TERRITORIO   

  Il totale delle forze che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana, su tutto il territorio Nazionale fu di oltre 800.000 unità. Erano così suddivisi:

    ESERCITO

  - Stato Maggiore dell'Esercito.

  - 1° Divisione: Bersaglieri, "Italia".

  - 2° Divisione: Fanteria, "Littorio".

  - 3° Divisione: Fanteria di Marina: "San Marco"

  - 4° Divisione: Alpina: "Monterosa".

  Unità’NON INDIVISIONATE:

  - Raggruppamento, "Cacciatori degli Appennini".

  - Raggruppamento, "Reparti antipartigiani"

  - Reparti autonomi bersaglieri : - 3° Regg. Bersaglieri Volontari.

                                  - Regg. to Bersag. Volontari, "L. Manara"

                          TOTALE 405.000 uomini

    GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA

  - Comando

  - Ispettorati Regionali e Provinciali

  - Reparti Operativi:

         - Guardia del Duce.

         - Granatieri.

         - Reparti d'assalto, reparti carro, reparti paracadutisti

           reparti controcarro, reparti autonomi.

  - G.N.R. : Confinaria, Costiera, Ferroviaria, Postelegrafonica, Forestale, Portuale, Stradale.

     - Scuole Allievi Ufficiali.

                                               TOTALE 150.000 uomini

    DECIMA MAS

  - Comando

  - Attività navali, terrestri, servizio ausiliario.

  - Reparti operativi:

          - Fanteria di marina, reparti speciali, reparti artiglieria,

            genio, guastatori, bersaglieri.

                                              TOTALE 25.000 uomini

    MARINA REPUBBLICANA

  - Stato Maggiore

  - Fanteria di Marina

  - Flotta da guerra: tonnellate complessive. 469.082.

  Hanno effettuato azioni di guerra:

  - 2 Incrociatori - 8 Cacciatorpediniere - 28 Torpediniere - 31 Sommergibili - 26 Corvette - 7 Mas - 4 Vedette antisommergibili - 2 Motosiluranti - 3 Posamine - 12 Dragamine - 11 navi ausiliarie - 9 Trasporti - 46 Rimorchiatori - 12 Cisterne

                                           TOTALE 26.000 uomini

    AEREONAUTICA REPUBBLICANA

  - Stato Maggiore

  - Officine, magazzini.

    Reparti operativi:

  - Caccia - Bombardamento (non operanti) - Aerosiluranti - Trasporti - Artiglieria contraerea - reparti arditi paracadutisti, battaglioni anti paracadutisti.

                                           TOTALE 79.000 uomini

    BRIGATE NERE

  - Comando

  - BB.NN. mobili

  - 39 Raggruppamenti di Brigate Nere territoriali.

                                             TOTALE 110.000 uomini

    LEGIONE AUTONOMA "E. MUTI"

  - Comando

  - Reparti vari

                                             TOTALE 3.500 uomini

    SERVIZIO AUSILIARIO FEMMINILE

  - Comando

  - Comandi Provinciali

  - Scuole e corsi speciali in numero di 6.

                                             TOTALE 5.500 donne   

    FIAMME BIANCHE

  - Reparti giovanissimi per l'assistenza alla popolazione

                                             TOTALE  5.000  ragazzi

         Totale generale, tra Ufficiali e soldati :  809.000(30)

    NOTE

  1    cfr. G. Pisanò: "Gli Ultimi in grigioverde"

  2 a 9 ibidem pagg. 1821, 1815, 1748, Vol. 3°; pag. 1189 Vol. 2°.

  10    cfr. Aldo Lualdi: "Morire a Salò" . La storia della uccisione dei due attori: cosi riferisce questo autore in merito alla responsabilità di Sandro Pertini, ex Presidente della Repubblica, e capo partigiano, in merito alla fucilazione dei due famosi attori:

  "...Nò niente indagini: Valenti è un Ufficiale della Decima Mas, la famigerata formazione messa in piedi dal principe "nero" Junio Valerio Borghese. Ne sono stati massacrati dei partigiani dai marò della Decima. La popolarità dei due attori è stata messa al servizio degli aguzzini: tutto il resto è dettaglio che perde d'importanza; in definitiva: fucilazione. Sandro Pertini non vuole neanche più discutere il caso.."

  11   cfr. svariate pubblicazione della storiografia antifascista nel modenese, in particolare: L. Casali: "La resistenza a Modena".

  12   cfr. i dati riportati in questo stesso capitolo.

  13   Il 25 Ottobre 1943, il Governo del Reich ordinò il ritiro dei marchi di occupazione che erano stati messi in circolazione in Italia dopo l'8 Settembre, prima che venisse liberato Mussolini e prima della costituzione della RSI.

  14   cfr. Numerose pubblicazioni, con riferimento alla bibliografia al termine del volume.

  15   cfr. W. Deakin: "I seicento giorni di Salò". L'autore, nel sottolineare la vasta partecipazione dei giovani alla chiamata del nuovo esercito repubblicano dice testualmente che: "i giovani risposero quasi al completo in Emilia".

  16   cfr. L. Casali, op. cit. pag. 188

  17   cfr. G. Pisanò: "Storia della guerra civile"

  17bis cfr. L. Casali, op. cit. pag. 182

  18   ibidem

  19   ibidem pag. 330

  20   ibidem pag. 294

  21   ibidem pag. 308

  22   cfr. G. Pisanò op. cit.

  23   ibidem

  24   ibidem

  25   ibidem

  26   ibidem

  27 Il milite Mirko Pistoni venne ucciso dai partigiani a Zocca, il 21 Giugno 1944, (vedi nella cronaca) assieme ad altri cinque fascisti.

  28   cfr. vari numeri della Gazzetta dell'Emilia di quel periodo.

  29   cfr. R. Lazzero: "Le SS Italiane" pag. 60

  30   cfr. G. Pisanò: "Gli ultimi in grigioverde".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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